Opzione Donna: come valutare questa possibilità
Opzione Donna è un’espressione che recentemente si sente spesso, ma non tutti conoscono nel dettaglio cosa comporta questa possibilità concessa dall’INPS alle donne lavoratrici che hanno un impiego nel settore pubblico o in quello privato, così come alle lavoratrici autonome, consentendo loro di raggiungere anticipatamente la pensione.
Di seguito faremo chiarezza su questo concetto e tutte le sue implicazioni.
Che cos’è Opzione Donna
In poche parole, Opzione Donna (altrimenti conosciuto come Regime Sperimentale Donna) è una misura che permette alle donne di andare in pensione prima rispetto a quanto previsto dalle legge, a patto di subire un taglio sull’importo retribuito. Si tratta, quindi, di una possibilità che presenta anche degli svantaggi e, pertanto, ciascuna lavoratrice deve valutare individualmente. Del resto, aderire non è un passaggio obbligatorio ma del tutto facoltativo, in base a quanto ciascuna famiglia possa permettersi di perdere in termini economici per controbilanciare l’anticipo del pensionamento.
Tuttavia Opzione Donna non è una facoltà concessa a tutti, e per potervi aderire è necessario rispettare alcuni requisiti. Innanzitutto sono necessari almeno 35 anni di contributi versati. In pratica, solo chi li sta versando almeno dal 31 dicembre 1995 può fare domanda. Inoltre, per quanto concerne l’età anagrafica, è necessario avere almeno 57 anni e 3 mesi (nel caso di lavoratrici dipendenti), oppure 38 anni e 3 mesi (se si tratta di lavoratrici autonome). Nel caso in cui la richiedente sia una lavoratrice dipendente, è necessario che il rapporto di lavoro cessi per poter andare in pensione con Opzione Donna, mentre le lavoratrici autonome o le imprenditrici possono proseguire con la loro attività mentre percepiscono la pensione. Informazioni più approfondite in merito a questi dettagli si possono trovare al seguente link: https://posizioniaperte.com/opzione-donna-2023/.
Che cosa stabilisce la legge
A proposito del funzionamento di Opzione Donna, è importante precisare come, una volta deciso di aderire, il calcolo dell’assegno pensionistico da parte dell’INPS, avverrà esclusivamente con riferimento al sistema contributivo e non a quello misto. Secondo quest’ultimo, infatti, veniva considerato il primo solo in parte, mentre per l’altra si considerava quello retributivo, rendendo il metodo molto più vantaggioso. In altre parole, gli anziani di oggi che andarono in pensione parecchi anni fa, potevano contare su un calcolo condotto esclusivamente sul sistema retributivo, ovvero partendo dagli ultimi stipendi percepiti prima della pensione. Addirittura in alcuni casi erano le aziende stesse a concedere degli aumenti nello stipendio, in modo da favorire i dipendenti e aiutarli a percepire delle pensioni più laute. Oggi, al contrario, la pensione si calcola esclusivamente sui contributi che sono stati versati.
Tuttavia, chi ha iniziato a svolgere il suo impiego prima del 1995, può contare su un metodo di calcolo differente, contando in parte sul sistema retributivo e in parte su quello contributivo. Chi sceglie di aderire a Opzione Donna, però, perde questa possibilità: in tal caso, l’INPS farà riferimento al solo sistema contributivo.
Conseguenze a livello pratico
Insomma, Opzione Donna rappresenta una possibilità certamente molto appetibile per le lavoratrici che desiderano avere più tempo libero da dedicare alla famiglia e ai loro hobby ma, d’altra parte, non è conveniente dal punto di vista economico, e per questo deve essere valutata a seconda del caso specifico.
A ogni modo, può essere utile fornire indicazioni più precise per comprendere a quanto approssimativamente ammonterebbe la perdita. Innanzitutto occorre tenere presente che per il calcolo bisogna considerare due fattori: l’ammontare della retribuzione al momento attuale e gli eventuali aumenti (in termini percentuali) che sono stati registrati nel corso degli anni; la data di pensionamento che normalmente sarebbe prevista dalla legge, dal momento che più si protrae il momento della pensione anticipata, più l’assegno sarà vicino a quello che spetterebbe regolarmente.
Considerati questi fattori, accettando Opzione Donna si ha mediamente una perdita che si aggira tra il 20 e il 30% dell’assegno. È possibile avere un’idea più precisa ricorrendo al simulatore ufficiale messo a disposizione dall’INPS, in modo da valutare, dati alla mano, la propria situazione.