Insegnare per competenze, la frontiera della didattica negli ultimi anni

Insegnare per competenze, la frontiera della didattica negli ultimi anni

Insegnare per competenze ha assunto un ruolo di rilievo negli ultimi anni, tanto da aver trovato spazio e importanza nelle regolamentazioni sulle attività didattiche.

Rispetto alle modalità in uso in passato, tale metodo non si limita alla trasmissione di nozioni, ma anche allo sviluppo di un apprendimento solido.

L’obiettivo è quello di formare il bambino o il ragazzo (a seconda dell’età), dandogli tutti gli strumenti necessari per costruire una propria forma mentis.

In tale situazione, quanto acquisito influirà sul comportamento negli anni a seguire, diventandone un’indispensabile integrazione e assumendo risvolti pratici e connotati molto importanti.

Insegnare per competenze: perché è così importante?

A differenza della classica preparazione sui banchi di scuola, questo metodo è incentrato su un presupposto fondamentale: fare esperienza diretta delle informazioni ricevute.

In tal modo, la loro memorizzazione e successiva interiorizzazione avverrà in maniera più rapida ed efficace. Ma come può avvenire tutto ciò? Prima di tutto, è caldamente consigliato riprodurre delle situazioni verosimili, che si avvicinano a quelle della vita reale.

Questo consente di passare da una lettura acritica dei concetti proposti a una riflessione continua in merito ad essi, incoraggiando la capacità critica e di elaborazione.

Specialmente sui bambini molto piccoli, infatti, non è possibile far leva sul pensiero astratto o su esempi lontani dal quotidiano. Il loro sviluppo cognitivo-comportamentale è ancora in piena formazione e divenire.

Anche affiancare cooperazioni e compiti di gruppo a quelli individuali è molto utile. Il soggetto imparerà, in maniera concreta, quanto sia importante il contributo di altre persone nel raggiungimento di alcuni risultati, valorizzerà il lavoro di squadra e l’importanza di delegare.

Un ulteriore vantaggio è lo sviluppo del senso di responsabilità, che in campo pratico assume un valore ed un’influenza reale. Più questa eventualità si presenta in maniera ricorrente, più esso diventerà spiccato, aiutando il ragazzo a dare il giusto peso a quanto gli si presenterà da quel momento in poi.

Alcune definizioni importanti

Per comprendere fino in fondo quanto sia innovativa questa modalità di trasmissione del sapere, è indispensabile chiarire il significato di alcuni concetti.

• Il primo è quello di “conoscenze“. Si tratta di nozioni teoriche e pratiche trasmesse al soggetto, di vario grado di difficoltà. Indipendentemente dal fatto che siano semplici o complesse, rientrano in tale categoria postulati, teoremi, principi, definizioni, operazioni elementari, etc…

• Le abilità sono il gradino immediatamente successivo. Colui che impara raggiunge questo stadio quando riesce a trovare applicazione di quanto appreso dai libri di testo e dai compiti a casa, in un contesto strettamente didattico.

Per usare una terminologia più moderna, il bambino sviluppa e affina delle capacità di “problem solving”, che lo aiutano a risolvere determinate situazioni da quel momento in poi. Pur avendo ancora bisogno di una guida, egli è sulla buona strada per agire senza un intervento esterno.

Affinché tale fase sia equilibrata e il ragazzo dia il meglio di sé, occorre che le capacità pratiche di applicazione delle informazioni acquisite vadano di pari passo con quelle cognitive (creatività, logica e intuizione, per intenderci).

• Un’ulteriore evoluzione è quella delle competenze, vale a dire l’utilizzo delle conoscenze e delle abilità al di fuori di un ambito puramente scolastico.

Esso rappresenta il potenziamento e il completamento di tutto il processo dell’apprendimento. Raggiunto un obbiettivo del genere, il soggetto sarà in grado di affrontare la vita pratica, in base alla propria forma mentis e in completa autonomia.

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